
FIVI scrive al Ministro Lollobrigida: la nuova definizione di indicazione geografica tipica è dannosa per il sistema di qualità dei vini
In previsione dei triloghi che inizieranno nel mese di giugno tra Consiglio, Parlamento e Commissione europea in merito alla riforma delle indicazione geografiche, FIVI ha ritenuto necessario chiarire la propria posizione riguardo alla nuova proposta di definizione di indicazione geografica tipica che prevede la possibilità di introdurre da fuori area un 15% anche di mosto e vino (e non più solo di uva).
Diverse le conseguenze per il comparto vitivinicolo:
In linea generale rappresenta una minaccia per l'intero sistema dei vini di qualità, ponendoli possibilmente in una posizione di svantaggio anche commerciale
La possibilità di utilizzare non solo le uve, ma anche il mosto e il vino, pone in un netto vantaggio commerciale la categoria degli imbottigliatori, data la maggiore facilità di trasporto e la maggiore facilità di approvvigionamento.
La modifica proposta è in netta opposizione con quanto stabilito a livello europeo dalla strategia Farm to Fork: la menzione IGP allude chiaramente alla produzione in un territorio specifico. La possibilità di introdurre uva, mosto o vino provenienti da altre aree rende la comunicazione ai consumatori poco trasparente e, di fatto, errata.
FIVI ha inviato le sue osservazioni anche agli europarlamentari italiani: nella votazione plenaria del Parlamento europeo dell’1 giugno la proposta di modifica è stata respinta